Punture di meduse: tutti i consigli
Nonostante i pericoli delle meduse siano circoscritti, la loro presenza in mare è uno dei peggiori incubi durante le vacanze estive, quindi è importante sapere bene come difendersi dalle meduse. Il motivo dei problemi che causano al nostro benessere è ovvio: hanno un potere urticante, che provoca gonfiore e dolore molto fastidiosi, specie per i bambini.
COSA FARE
- La prima cosa da fare quando si viene punti da una medusa è mantenere la calma. Farsi prendere dal panico, infatti, in queste situazioni non aiuta. Pertanto, non appena si avverte una forte sensazione di bruciore e gonfiore, bisogna uscire immediatamente dall’acqua cercando di tornare a riva il prima possibile. Nel caso in cui il dolore fosse molto forte è opportuno farsi aiutare da qualcuno;
- Usciti dall’acqua è bene assicurarsi che sul corpo non ci siano ancora attaccate delle parti di medusa che potrebbero penetrare nella pelle. In questo caso dunque bisogna provvedere subito alla rimozione, sciacquando accuratamente la zona con acqua di mare (non acqua dolce!) in maniera tale da diluire le tossine;
- Una volta pulita bene la zona ustionata, per gestire rossore e gonfiore la terapia farmacologica consigliata è applicare un gel al cloruro d’alluminio, meglio se a una concentrazione del 5%, che serve a lenire il prurito e a bloccare la diffusione delle tossine. Si può chiedere il farmaco più indicato al farmacista;
- Se insorge malessere generalizzato con difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione, bisogna recarsi subito al Pronto Soccorso;
Dopo la fase più acuta, se il dolore persiste si può applicare sulla ferita una miscela di acqua e bicarbonato, comunemente noto per le sue proprietà disinfettanti. Tra i rimedi naturali più adatti c’è poi l’aloe vera, apprezzata largamente per le sue proprietà cicatrizzanti, antibatteriche, rigeneranti e antinfiammatorie. In particolare, il gel d’aloe vera è utilizzato spesso come rimedio contro ferite e ustioni. Per trovare sollievo è possibile applicarne un velo sulla parte del corpo colpita dalla medusa e lasciare asciugare.
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COSA NON FARE (e i rimedi che in realtà sono bufale)
Si consiglia quindi di:
- NON usare farmaci a base di cortisone (anche in crema) oppure antistaminici, non adatti alla rimozione delle tossine e agiscono in genere dopo i trenta minuti, ossia quando ormai il bruciore e l’irritazione cominciano ad affievolirsi da soli;
- NON toccare la sostanza urticante con le mani, che poi potrebbero essere portate a occhi e bocca scatenando reazioni più gravi;
- NON grattarsi e stronfinare la zona colpita con la sabbia;
- NON fare impacchi di ghiaccio sull’ustione;
- NON fare pipì sulla ferita come invece spesso si sente consigliare, perché contiene al suo interno ammoniaca. In realtà però secondo alcuni studiosi, affinché possa essere efficace l’urina deve avere una temperatura non inferiore ai quaranta gradi, ben superiore a quella corporea;
- NON applicare ammoniaca, perché deve essere applicata ad alte temperature per combattere in maniera effettivo il veleno immesso nel corpo dalla medusa;
- NON fare impacchi di aceto bianco;
- NON sia il giorno stesso in cui si viene punti sia durante i due o tre giorni seguenti. Inoltre, è consigliabile coprire sempre la zona colpita mediante una garza, soprattutto se si è in spiaggia, in modo tale da non far penetrare sabbia e altri elementi nella ferita.
CARAVELLA PORTOGHESE
Ama il mare aperto, ma non di rado si avvicina alla costa, trasportata dal vento e dalle correnti del mare. È la Physalia physalis, chiamata comunemente Caravella portoghese, un’affascinante e pericolosa creatura dai colori bluastri e violacei che negli ultimi anni sta popolando sempre di più i mari italiani, tanto che i suoi avvistamenti lungo le coste si stanno facendo più frequenti. Uno dei più recenti, per esempio, è stato in Liguria, a largo di Chiavari, mentre è dei giorni scorsi la notizia di un caso di puntura che ha portato una donna (con una storia di patologie pregresse) nel reparto di terapia intensiva all’ospedale di Catania.
La Caravella portoghese è provvista di tentacoli che si trovano vicino alla bocca e che possono raggiungere anche i 30 metri di lunghezza. Questi, a loro volta, sono pieni di cellule urticanti (i cninoblasti): una volta stimolate da un impulso meccanico o chimico rilasciano un liquido (nematocisti), pieno di tossine, tra cui un potente emolitico, che può essere fatale per molte specie, come piccoli pesci di cui si cibano, ma in alcuni casi anche per l’essere umano. Simili a quelli di una scossa elettrica, i sintomi quando si entra in contatto con i tentacoli possono includere, soprattutto nei soggetti vulnerabili, un segno simile a una scottatura sulla pelle, dolore acuto, nausea, mal di testa, difficoltà respiratorie, aritmie, paralisi e shock anafilattico.
COSA FARE IN CASO DI PUNTURA
Il veleno della Caravella Portoghese può essere mortale per l’uomo. Si tratta di una sostanza cardiotossica e neurotossica, caratterizzata anche da una debole attività necrotizzante. La puntura di questa specie provoca un dolore molto forte, al punto tale che si rischia anche di perdere conoscenza.
La pelle diventa subito molto arrossata e, in seguito, si ricopre totalmente di bolle: le ferite, inizialmente, hanno l’aspetto di una frustata. In presenza di una certa sensibilità alle tossine di questo veleno, c’è il rischio di subire uno shock anafilattico, ma sono descritti anche problemi cardiaci, respiratori e febbre. In caso di puntura, possono comparire anche: vomito, eritemi pruriginosi, ulcere.
Spesso dopo una puntura è necessario contattare il medico. Il consiglio è di farlo con una certa urgenza se:
- il dolore permane intenso
- se ci sono reazioni estreme come shock anafilattico, febbre, problemi cardiaci e respiratori
- se l’esantema diventa via via più grave
- quando si crea una striscia rossastra che va dal sito della puntura ai linfonodi tributari locali
- se la zona della puntura o i linfonodi tributari diventa arrossata o molle
Qualora si venisse punti, l’unica soluzione sarebbe quella di immergere le parti colpite in acqua calda, ad almeno 50°. Il veleno della Caravella Portoghese è infatti termolabile: questo significa che si disattiva con il calore.
Fondamentale anche verificare l’eventuale presenza di parti dell’animale attaccate al corpo: è importante rimuoverle, utilizzando guanti oppure oggetti sottili e rigidi. Una volta staccate, risciacquare la zona colpita con acqua di mare.
Da evitare, invece, l’utilizzo dei classici rimedi contro la puntura di meduse: ricordiamo, infatti, che la Caravella Portoghese non è una medusa. Pertanto, tali rimedi si rivelerebbero del tutto inefficaci. Qualora il dolore dovesse aumentare, è importante recarsi il prima possibile ad un Pronto Soccorso.
Fonte: nonsprecare.it – wired.it